Cappabianca, (Multicedi): “Driver di reparto in continuo cambiamento”

GDO. Fatturati in crescita nel 2022, male l’ittico fresco – Si prospetta una chiusura del 2022 positiva per la GDO. I dati NielsenIQ di Novembre 2022 mostrano una crescita dei fatturati (a parità di rete) in tutte le Aree.
Dati entusiasmanti ma bisogna tenere a mente che il miglioramento dei venduti è certamente supportato dalla spinta dell’inflazione. Il grafico di seguito evidenzia nel dettaglio gli incrementi.

Trend-fatturati-Aree-Nielsen

Notevole è il dato dell’Area 4 (Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria e Sicilia) che con un progressivo di +5,99% vs ‘21 attesta la miglior crescita percentuale tra le Aree. A supportare le vendite però non è certamente il pesce fresco. Secondo dati Ismeagli italiani hanno tagliato del 31% gli acquisti di pesce fresco anche a causa dei rincari dovuti agli incrementi dei costi per le imbarcazioni che sono praticamente raddoppiati a causa della guerra e del caro energia. I pescherecci italiani si trovano a navigare in perdita o a tagliare le uscite e favorendo le importazioni di pesce straniero.

La redazione di Pesceinrete ha avuto il piacere di approfondire la situazione dell’ittico proprio in Area 4, grazie al contributo del Dott. Sabatino Cappabianca Product manager pescheria presso Multicedi.

Il settore ittico ha goduto del momento di aumento dei consumi che ha fatto seguito al periodo pandemico. È un trend che sta proseguendo?

“Proprio per il fatto che si è goduto di una forte crescita negli anni passati, soprattutto lo scorso anno, è difficile fare un confronto. Sicuramente c’è stata una battuta d’arresto. A livello nazionale sul canale GDO si parla di -12/13% vs PY, in Campania dove la nostra azienda è più radicata si segna un -9% ed è un dato sicuramente pesante.
È quindi terminata la spinta che durante la pandemia era dettata essenzialmente dall’inattività forzata della ristorazione e che portava il cliente a fruire del prodotto ittico tra le mura domestiche”.

È lecito pensare che questo arresto oggi sia dovuto anche all’inflazione al consumo e al caro energia?

“In parte è dovuto anche ai fattori citati, è prevedibile che in un momento di perdita di potere d’acquisto e di aumento spropositato delle materie prime, la guerra ha fatto da amplificatore, i consumi si spostino verso prodotti di più basso valore ed il nostro gruppo non fa eccezione registrando un allontanamento di qualche cliente dal banco pescheria anche se nel valore dello scontrino medio non ritroviamo questo fenomeno inflattivo. Lo scontrino infatti rimane praticamente invariato rispetto al 2021, con un incremento di appena +1%. Questo potrebbe anche significare che i clienti all’interno del reparto si orientano verso prodotti di valore inferiore o comunque comprano in maniera più oculata.”

Magari il consumatore si sposta verso categorie ittiche differenti, come il surgelato o addirittura verso format di vendita diverse come il discount?

 

“È possibile che si spostino in reparti diversi da quello che è il reparto canonico della pescheria o il suo libero servizio. In merito al discount, questo format riesce a catturare gli acquisti dei consumatori che cercano categorie come il surgelato. In generale nei periodi di grande crisi, come quello che stiamo vivendo, si assiste ad una polarizzazione sociale con un indebolimento del ceto medio che vede diminuire la propria capacità di spesa e orienta i propri acquisti di conseguenza.”

Quindi quali sono i driver che guidano la scelta del consumatore che si avvicina al banco del pesce?

Notiamo che i driver di reparto si stanno evolvendo continuamente. Il prezzo prima era una chiave molto importante. Adesso resta rilevante, ma il consumatore è più evoluto, più informato e come prima cosa cerca nel reparto la qualità. Vuole avere una garanzia del prodotto sulla provenienza, sulle metodologie di produzione, sulla tracciabilità ed è proprio quello che noi cerchiamo di dargli. La qualità paga e si ha un ritorno anche in termini di fidelizzazione della clientela. Non a caso i consumatori scelgono sempre di più la GDO proprio perché riesce a dare una garanzia di trasparenza e di tracciabilità dei prodotti.”

Ha parlato di qualità, tracciabilità e trasparenza, caratteristiche evidentemente imprescindibili. Qual è invece l’approccio del consumatore ai prodotti locali e ai temi come la sostenibilità?

Nella nostra proposta commerciale il pescato locale riveste un ruolo fondamentale e attualmente rappresenta il 15% dei nostri venduti, percentuale questa che cresce costantemente anno su anno e che nel 2022 ha ormai raggiunto quella del pescato estero dimostrando come sia molto ricercato dai nostri clienti che si orientano sempre di più verso un prodotto freschissimo e sicuramente di assoluta qualità.
La sostenibilità poi è un tema per noi molto importante, non a caso nella costruzione del parco fornitori ci orientiamo decisamente verso quelli più strutturati e in grado di fornire maggiori garanzie in termini di affidabilità ponendo molta attenzione alle eventuali certificazioni in loro possesso che attestino una pesca sostenibile quali MSC per la pesca, ASC per l’acquacoltura oppure FOTS. Proprio l’altro giorno abbiamo avuto un incontro con un importante produttore greco che ci ha illustrato come uno dei loro principali e prossimi obiettivi aziendali sia quello di diventare carbon neutral entro il 2030 evidenziando come i principali operatori di settore ritengano ormai centrale il tema della sostenibilità.”

È quindi questa la strategia per fidelizzare il cliente e creare valore a lungo termine?

Sicuramente si. Il cliente deve avere fiducia nel reparto, nella persona del repartista, nel gruppo e nella sua filosofia.

Quale lo scenario futuro per il segmento ittico nella GDO?

“Ci sarà sempre maggiore ricerca di contenuto di servizio nei prodotti. Si sta già vedendo questo spostamento. Le porto un esempio: analizzando i dati per famiglie merceologiche, si è visto che le perdite maggiori si sono registrate in molluschi e crostacei che sono i prodotti di maggiore costo, il pesce fresco perde meno circa il -4% vs PY mentre se consideriamo i filetti leggiamo addirittura un +14% vs PY, quindi in netta controtendenza rispetto alle altre famiglie merceologiche. È chiaro che parliamo di un prodotto che prevede la semplice filettatura ma questo andamento evidenzia comunque uno spostamento verso una tipologia di prodotto che facilita la preparazione a casa. Il futuro sarà sicuramente l’ittico confezionato fino ad arrivare ai ricettati, e non necessariamente venduti al banco pescheria o nel suo libero servizio, ma anche nel take away di altri reparti come la gastronomia. È chiaro che nella nostra area il consumo tradizionale dello sfuso risulta ancora molto radicato, lo sarà sempre e sarà comunque trainante ma la tendenza sarà quella di orientarsi sempre di più su prodotti con elevata componente di servizio, scelta questa dettata sicuramente anche dal modello attuale di vita che vede sempre meno tempo a disposizione per cucinare e un consumo sempre più veloce dei pasti.”

GDO. Fatturati in crescita nel 2022, male l’ittico fresco

Fonte: Pesceinrete.com

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