Recentemente formulata la definizione che identifica la pesca distruttiva come ogni pratica che degrada irreversibilmente l’habitat marino, causa un impatto ambientale negativo significativo, provoca il declino delle specie target e non, e danneggia i mezzi di sussistenza delle comunità che dipendono dal mare
Un passo avanti nella lotta contro la pesca distruttiva – In un mondo che cerca sempre più di abbracciare la sostenibilità, la questione della pesca distruttiva si impone con urgenza. Riconosciuta da molteplici quadri internazionali – tra cui gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite – la necessità di contrastare le pratiche di pesca dannose è più sentita che mai. Tuttavia, fino ad oggi, la mancanza di una definizione precisa ha reso difficile misurare e combattere efficacemente questo problema.
Una svolta significativa arriva da un ampio lavoro collaborativo che ha visto coinvolti 80 esperti di pesca da oltre 30 paesi. Dopo un’intensa consultazione, è stata finalmente proposta una nuova definizione operativa di “pesca distruttiva”. Questa chiarificazione era attesa con impazienza, poiché permette di identificare con precisione le pratiche da evitare per preservare l’integrità degli ecosistemi marini.
Secondo il dottor Arlie McCarthy, uno dei principali autori dello studio, comprendere esattamente cosa sia la pesca distruttiva è fondamentale. Solo così possiamo realmente valutare i progressi fatti verso la sua eliminazione. La definizione recentemente formulata identifica la pesca distruttiva come ogni pratica che degrada irreversibilmente l’habitat marino, causa un impatto ambientale negativo significativo, provoca il declino delle specie target e non, e danneggia i mezzi di sussistenza delle comunità che dipendono dal mare.
Questo nuovo punto di riferimento, pubblicato sulla rivista Conservation Letters, nasce da un processo consultivo approfondito. Utilizzando la tecnica Delphi, un metodo anonimo e iterativo, gli esperti hanno raggiunto un consenso che ora guiderà le discussioni politiche internazionali, offrendo ai paesi uno strumento fondamentale per proibire le pratiche di pesca dannose.
Hannah Richardson, a capo del progetto, sottolinea l’importanza di questa definizione per la sicurezza alimentare globale e la salute degli oceani. Senza una linea guida chiara, diventa quasi impossibile implementare politiche efficaci a livello internazionale.
La collaborazione internazionale tra istituzioni accademiche e organizzazioni ambientaliste ha dimostrato come, unendo le forze, sia possibile fare passi da gigante verso la conservazione marina. Ora, l’obiettivo è lavorare con i politici per rendere questa definizione universalmente accettata e utilizzata per tutelare i nostri oceani.
Chris McOwen, uno scienziato marino coinvolto nel progetto, evidenzia l’importanza di continuare a lavorare con i governi e l’industria per affinare la definizione e adattarla alle diverse necessità. L’impegno futuro si concentrerà su come ampliare la comprensione della pesca distruttiva, includendo anche gli impatti sociali ed economici.
Grazie al sostegno di varie fondazioni, il progetto ha potuto illuminare un’area precedentemente oscura del dibattito sulla conservazione marina. Questa definizione di pesca distruttiva rappresenta non solo un traguardo scientifico ma anche un passo avanti verso un futuro più sostenibile per gli oceani del nostro pianeta.
Fonte: pesceinrete.com